MASSAFRA E TUTTA LA PROVINCA SOTTO L’OCCHIO CICLOPICO DI UN’ INDUSTRIA IN CRISI
L’ILVA inginocchia l’economia ionica, ed a farne le spese tanti lavoratori massafresi. L’ecomostro tra Taranto e Massafra fa male. Fa male ai polmoni di tutti i cittadini della provincia e fa male a tanti lavoratori del polo siderurgico più importante d’Italia, visto che dall’otto dicembre, dopo il primo anno di cassa integrazione ordinaria, scatterà il periodo di cassa straordinaria per tutti i lavoratori. I dati che vengono forniti dalla Cgil sono da choc. La mappa della crisi in provincia, sembra quasi un bollettino di guerra, con numeri che fanno paura. Le aziende che hanno dichiarato lo stato di crisi sono tante ed in testa alla classifica c’è l’ILVA, che dopo un piccolissimo risveglio del mercato, è tornata in una nuova fase di stagnazione della domanda dei prodotti siderurgici. Una buona percentuale di lavoratori che subiscono il flusso negativo del sistema economico risiede a Massafra. Sono fiduciosi quelli dei sindacati, che garantiscono che nessuno perderà il posto di lavoro, anche perché, “Taranto e tutta la provincia non può fare a meno del tessuto industriale siderurgico” E’ lo stesso presidente della provincia di Taranto, Gianni Florido, che afferma come il Gruppo Riva, stia valutando nelle ultime ore, scelte importanti per salvaguardare il futuro della fabbrica e dei lavoratori. Lavoratori stanchi e legati ad un sottilissimo filo di speranza. Un giro per la cittadina delle gravine per sentire le voci di tanti giovani e tanti padri di famiglia schiacciati dall’infame morsa della cassa integrazione. Chi riesce, trova un secondo lavoretto, magari a nero, magari anche per non stare senza far nulla. C’è chi si lamenta di come sopravvivere con settecento euro al mese di cui quattrocento per pagarsi le rate del mutuo, c’è chi con fatica riesce a comprare i pannolini per il piccolo ed è costretto a centellinare anche il piatto caldo a pranzo. Abbiamo incontrato Giovanni (ovviamente è un nome di fantasia). E’ un giovane padre di famiglia, che vive a Massafra, e che si trova in cassa integrazione da febbraio. Giovanni ci dice: “La realtà che vivo io e la mia famiglia è disastrosa, e come me, sono tanti gli amici colleghi sparsi per la provincia. Da quando siamo in cassa integrazione ordinaria, non si vive più. Siamo passati ad un reddito pari a circa 700 euro mensili, e non sappiamo più come fare a far quadrare il bilancio familiare (l’istruzione per i figli, assicurazione e bollo auto, il mutuo della casa che è pesante come un macigno che grava sulla nostra, nostre vite, e poi bisogna mangiare, vestirsi, ecc.). Io lavoravo – continua Giovanni – in un reparto molto pericoloso, dove molti dei miei colleghi, sono stati più sfortunati di me, in quanto sono stati licenziati. La situazione è talmente critica che in questi mesi c’è una vera e propria caccia al politico di turno, per assicurarsi la cassa integrazione o magari farsi cambiare di reparto. Sono grato alla mia famiglia e quella di mia moglie che con fatica cercano di aiutarci in questo difficile momento, che spero passi al più presto”. Dopo i tanto parlati e criticati fenomeni, che in questi anni hanno fatto riflettere l’Italia, partendo da Tangentopoli, Vallettopoli, Rifiutopoli e ultima in ordine di fatti, Transopoli, oggi c’è una realtà che deve essere conosciuta, una realtà grande, composta da 12 mila addetti, che ogni giorno vivono con la speranza che qualcuno gli aiuti. Benvenuti nella nuova realtà di “ILVAOPOLI”.
Ciao. C’è mio cugino in cassaintegrazione da giugno da parte dell’ILVA. So cosa significa e i problemi che sta passando per mantenere sua moglie e la bambina. Ma qui da queste parti siamo talmente abituati a queste situazioni che non ci facciamo più caso. Purtroppo molta gente sta messa male economicamente e viene dimenticata dalle istituzioni.
La verità è che Riva vuole dimezzare il personale e non sta venendo più acciaio all’estero. Altro che crisi dalla domanda. Vogliono meccanizzare tutto e la vogliono far passare per crisi del settore. Riva ha fatto un accordo con Fiat. Quando manderanno tutti a casa. come per magia riprenderà la domanda.
Sono stata quest’estate a massafra in vacanza e tutti si lamentavano dell’ilva che oltre ad inquinare stava mandando a casa un sacco di gente.
Vedo che la situazione è peggiorata. Mi dispiace tantissimo, magari con questa crisi potrà darsi che i livelli di diossina vengano abbassati ulteriormente. Un bacio a tutta la puglia, coraggio…
L’Ilva ci uccide, hai ragione. E per di più ci manda a casa. E non solo. Visto che tantissime aziende satelliti che fanno della loro unica risorsa l’Ilva di Taranto, stanno chiudendo.
La soluzione ? Non c’è. I governi promettono ammortizzatori sociali che non arrivano. Il sud è nella cacca e lo dicono i dati.
Probabilmente ha ragione Darden. Vogliono meccanizzare l’industria metalmeccanica per ridurre i costi. A farne le spese sono sempre loro : i cittadini. Ma stavolta senza nessuna distinzione visto che l’Ilva manda a casa anche ingegneri e chimici. Almeno quello. Se si va in cassaintegrazione, è giusto che si faccia a rotazione, anche con la dirigenza.
Rispetto per la mia terra. Per la gente che vive, per tutti quelli che vogliono contribuire ad una migliore conduzione della vita nel tarantino, lottando tra la precarietà e la diossina. Respect.
Xò
Venti anni fà, i sindacati ci tutelavano, si lottava, non c’erano i conflitti di interesse come oggi. L’ilva era meglio quando si chiamava Italsider. E inquinava pure meno. Riva, te ne devi andare.