RISCATTO DELLA LAUREA E 40 ANNI DI CONTRIBUTI PER POTER LASCIARE

 

Ministro Giulio Tremonti – Artefice della Manovra Economica

 

Siamo sicuri che questa sarà una ” Manovra Salva Crisi” o forse è meglio chiamarla “Manovra Sfascia Crisi“. Gli ultimi punti estenuanti di questa manovra che cadono sulle pensioni, sono tutt’altro che confortanti.

Il governo allunga nuovamente l’età pensionabile, raggiungendo così i 40 anni di contributi. Ne avevamo già parlato lo scorso luglio sullo Spazio di Mauri,con l’allungamento dell’età pensionabile e con il rischio di arrivare alla pensione con meno di mille euro. C’era però la possibilità di far valere non solo gli anni effettivi di lavoro, ma anche il riscatto della laurea e del militare. In casi particolari  bastavano anche meno di 30 anni di lavoro che sommati  agli anni del corso di laurea, quelli della specializzazione e del servizio militare, facevano  maturare il diritto.

Ma la stangata arriva proprio con la modifica  al decreto del 13 agosto, per poter dire addio al riscatto. Per andare in pensione a prescindere dall’età bisognerà avere alle spalle almeno 40 anni di lavoro effettivo (per chi invece va in pensione anche col requisito dell’età non cambia nulla).

Non che il riscatto della laurea fosse una soluzione adeguata, a fronte degli oltre 30 mila euro da versare allo Stato. Dalle informazioni rilasciate dalla Presidenza del Consiglio,  le annualità riscattate,  continueranno a essere utili ai fini del calcolo della pensione. In pratica, il lavoratore andrebbe via dopo 40 anni di lavoro ma la pensione gli verrebbe calcolata su tutti i contributi versati e quindi, nel caso del riscatto di un normale corso di laurea, su 44 anni. Questo sicuramente sarà possibile per coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il 1995 e hanno la pensione calcolata interamente col metodo contributivo e per coloro che nel ’95 avevano meno di 18 anni di versamenti e hanno l’assegno calcolato col sistema misto (retributivo fino a quel momento e contributivo per le annualità successive).

Per chi invece andrà in pensione  col  sistema retributivo (coloro che avevano più di 18 anni di contributi nel 1995)  la pensione sarà calcolata al massimo su 40 anni di versamenti. Questi, ultimi saranno infatti i più penalizzati perché perderebbero i contributi riscattati.

Il risparmio è assicurato, ci fanno sapere dal Governo :  500 milioni nel 2013, un miliardo nel 2014 e ancora di più negli anni successivi. Secondo i dati forniti da Inps, su circa 180 mila pensioni di anzianità liquidate nel 2010, ben 125 mila sono state di questo tipo (75 mila a lavoratori dipendenti e 50 mila ad autonomi) e solo 55 mila i pensionati usciti col sistema delle quote (35 anni di contributi più il requisito di età). Insomma i tempi si allungano, si allunga l’età pensionabile, aumentano i costi e si dovreberro ridurre i debiti. Solo un piccolo particolare ci sfugge : E il lavoro ??!!!????!!!????!