UN POMERIGGIO CON I DOTT. PORKAS, GLI AUTORI DELLE STREET PHOTOGRAPHER IN GIRO PER L’ITALIA
Semplici, geniali e provocatori. I Dott. Porka’s ( un gruppo di artisti che denuncia con la fotografia il terrorismo urbanizzato della società), continuano a far parlare di se. Salgono in punta di piedi e quasi senza farsi sentire, i gradini della notorietà e dell’ arte. Tra una mostra e l’altra, sono riuscito ad incontrarli, giusto per farci due chiacchiere insieme e fare alcune domande a coloro i quali sono riusciti a documentare ed a far conoscere al resto d’Italia, il disagio del ponte Pizziferro di Massafra. Un ponte che pare essere segnato da un destino inconsapevole, vittima del logoramento selvaggio del versante ionico tarantino. Chi sono i Dott. Porka’s ? Siamo 3 fratelli meridionali, proveniamo dal sottobosco dei fumetti “underground”e della grafica autoprodotta. Nel 2000 abbiamo inventato questo personaggio, il dott. Porka, uno sfigato precario perso tra mille vicende improbabili nel tentativo di portare a casa a fine giornata due soldi per l’affitto e per mangiare. Era il nostro “alter-ego” collettivo. Fare i fumetti del Porka è il nostro modo di riscattarci dalle vite da emigranti che siamo costretti a fare. Nessuno di noi si definisce “artista”. Siamo orgogliosi di non aver frequentato nessuna accademia e di non esserci seduti alla corte di nessun Picone per farci indottrinare. Ovviamente siamo stati costretti ad emigrare, e le vite da emigranti, spesso magre o anche amare possono essere alle volte divertenti, ed il dott. Porka era il personaggio giusto per raccontarle. Come avete intrapreso questa carriera? Il vostro avvicinamento alla fotografia ha seguito altre strade, prima di arrivare alla street- photo performance? Un bel giorno ci siamo accorti che il dott. Porka iniziava a mordere il freno…voleva prendersi gioco della “Realtà” dal suo interno. Approfittammo del periodo di carnevale per comprare una maschera da maiale di quelle dozzinali da ipermercato e decidemmo di utilizzarla ad un workshop di fotografia per prenderci gioco degli “artistofili” che lo avrebbero frequentato. Fu a questo workshop che Mario Cresci, uno dei più grandi fotografi viventi, vide i nostri primi scatti e ci esortò ad andare avanti. Non eravamo noi a “controllare” il Porka, ma era lui, questa “entità” irriverente che operava attraverso di noi. Lo avremmo capito solo con il tempo, invece Mario questo lo capì subito, da pochi acerbi scatti. Da allora Cresci è diventato un punto di riferimento ed un amico. Ci chiamiamo “dott. Porka’s P-proj”, perchè siamo delle figure in mano a questo “essere” che è “il Porka”. E’ stato lui che ha inventato le street-photo performance, azioni illegali sul territorio, quasi sempre in zone sequestrate che utilizziamo come dei giganteschi ready made object surrealisti per veicolare i nostri “messaggi”. Avete un progetto prima di partire, o seguite l’ispirazione del luogo?Abbiamo un “canovaccio”. Sappiamo molto bene cosa vogliamo, ma abbiamo solo una “bozza” del come faremo a realizzarlo. Ci piace immaginarci come dei comici dell’arte che conoscono l’andazzo dello spettacolo solo per sommi capi, e che sanno che per portare a termine l’azione senza essere identificati, inseguiti, o ingabbiati dovranno fare affidamento anche sulle loro capacità di improvvisare, di interagire con eventuali altre figure. Perché il Ponte Pizziferro di Massafra ? Come ne siete venuti a conoscenza ? Eravamo in zona e ne avevamo sentito parlare, e quindi l’abbiamo cercato. E ci siamo trovati di fronte ad uno sbarramento di cemento ed immondizia a bloccare l’accesso a questo ponte di collegamento tra due province totalmente franato nel letto di un torrente. A ricordarlo come delle lapidi metalliche solo metri di guard rail sospesi nel vuoto. Era un posto surreale, che ci mandava le vibrazioni giuste per raccontare un aspetto di questo nostro Sud. Una terra che avrebbe tutto per svilupparsi, ma costantemente in bilico tra la coscienza della gente che ne vorrebbe un riscatto ed il malcostume di vivere come servi della gleba che lasciano decidere ai vari feudatari come, quando e perché usare un territorio. Su tutto il sigillo dello Stato, che piazza questi blocchi di cemento all’imbocco dello svincolo. La scusa è quella sempre più in voga della “sicurezza”, in realtà è la volontà di creare una ennesima zona rossa che copra agli occhi della gente la sua completa latitanza. Si è generata infatti così un area che offre ai tanti pesci piccoli e senza scrupoli la possibilità di creare una nuova discarica abusiva in una delle zone più caratteristiche del territorio.Perciò abbiamo marchiato i blocchi di cemento con una scritta a spray che dice “La zona rossa è una balla”. E’ più facile fotografare il Sud o il Nord, visto che adesso vivete li ? Noi abbiamo cominciato fotografando il Nord. Torino e Bologna sono state le nostre prime “location”. A Torino abbiamo scalato di notte un palazzo sul Lungo Dora per scattare l’indomani sui tetti di un cantiere che restava vuoto perché era un giorno festivo. Quei rischi sono stati ripagati da alcune foto del Porka in fuga sotto la Mole Antonelliana a cui siamo molto affezionati. Aree come Punta Perotti prima del suo abbattimento, o le spiagge di amianto di Torre Quetta, tutte e due in terra di Bari, sono ready-made area molto forti per il loro senso di alienazione e degrado “urbano” che rimanda direttamente ad una apocalisse morale e sociale che abbraccia una intera nazione, senza distinzione geografica. Quando la fotografia diventa Arte ? Viviamo nel “Belpaese”. Quel posto in cui i terremoti vengono celebrati a suon di brindisi da imprenditori che si leccano i baffi sognando i finanziamenti pubblici per la ricostruzione. Nella nostra nazione i padri di famiglia devono salire sui tetti delle fabbriche o delle scuole per rivendicare il loro diritto a sopravvivere mentre politici e grandi funzionari ministeriali dei lavori pubblici se la spassano con “escort” da 2000 euro a sera e si fanno portare la cocaina a domicilio. A noi Porka interessa un arte che abbia voglia di raccontare questi anni. Mai come in questo nuovo millennio l’uomo necessita di un arte che torni a comunicare. Il prossimo progetto dei Dott. Porka’s ? “Le prime storie” è stato il nostro primo fumetto con protagonista il dott. Porka. E’ del 2002. Poi le street-photo performance, le “imprese di strada”, le prime attenzioni da parte del mondo “istituzionale” dell’Arte ci hanno assorbito molto, ma nel frattempo abbiamo continuato a fare fumetti. Oggi, finalmente riusciamo ad auto produrre il nuovo volumetto, “Le vicende di Savoia Monpadano e quelle storie…”, che racconta le disavventure del Dott. Porka emigrante in Padania nell’illusione di uscire dal precariato. Avrà una tiratura limitata di 1000 copie, in packaging comprendente una spilletta, una postcard, un adesivo ed un poster. Non sappiamo ancora quanto ci costerà, ma vi assicuriamo che terremo il prezzo il più popolare possibile, e che ne varrà la pena. Per scavalcare la mafia dei distributori sarà autodistribuito e quindi se vi interessasse il consiglio è di contattarci direttamente. Per quanto riguarda le prossime street-photo performance teniamo sempre il massimo segreto fino a che il “crimine” non viene commesso, ma stai tranquillo che sarai informato, perché sono pochi i giornalisti che scelgono di aprire i microfoni ai Dott. Porka’s, e tu invece hai scelto di farlo.